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23 Aprile 2014
Admin_D.

Logo_LiberaLa mafia invisibile: quando le coppole fanno capolino anche a Bergamo

Prosegue il percorso sulla legalità, iniziato lo scorso 15 Aprile, con il secondo incontro, che si è tenuto ieri sera alle ore 21, presso la sala dell’oratorio a Cavernago. In questo secondo appuntamento, intitolato “Le mafie in bergamasca (storia e sviluppo attuale)”, il relatore Nicola Foresti, membro dell’associazione Libera Bergamo, ha illustrato al pubblico diapositive a dimostrazione del fatto che la mafia sia, ad oggi, un fenomeno radicato anche nell’area bergamasca e, più in generale, lombarda. Secondo Libera, si tratta, tuttavia, di una “mafia invisibile”, che agisce nel silenzio, “invisibile come l’altra faccia della Luna” (J. Tingwall), motivo per cui, ancora oggi, si è portati a pensare che questo non sia un fatto che ci riguardi, ma sia lontano e proprio di altre terre. Analogamente, è sempre questo il motivo per cui giornali autorevoli titolano “Bergamo è impermeabile alla mafia” oppure personaggi illustri che ci rappresentano si sentono di affermare: “Io in Provincia non ho mai visto una coppola”.

Come già detto, l’uomo che viene comunemente definito “mafioso” non è riconoscibile per un chiaro segnale, tipo di abbigliamento o per un accessorio che porta con sé (che può essere tanto un fermacravatta quanto una lupara). Innanzitutto, la mafia è una forma mentis, un’attitudine e una mentalità. Per essere più chiari, è possibile trovare una definizione più precisa del termine nel testo della legge n. 646/1982, meglio nota come legge Rognoni – La Torre, che introdusse nel Codice Penale italiano il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso: «L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali»[art. 416 bis – leggi testo]

Dunque, viene data alla mafia la possibilità di mettere le proprie radici là dove essa trovi un terreno fertile, caratterizzato da poca lealtà e onestà nell’agire, da una scarsa cultura e informazione (“La mafia teme di più la cultura che la giustizia. Investiamo in cultura, informazione e formazione“, Don L. Ciotti).

Inoltre, Foresti, ieri sera, ha ribadito il concetto per cui la mafia non si avvicini a persone che essa ritenga “teste calde”, ovvero soggetti notoriamente onesti e “puliti”, né approcci imprenditori in modo intimidatorio, puntando subito loro una pistola alla tempia, per chiedere il pagamento del pizzo. Al contrario, il tipico atteggiamento mafioso, secondo Libera, sarebbe quello della cortesia e della magnanimità, dietro cui, però, si cela un secondo fine, relativo al raggiungimento del proprio scopo, più o meno losco. Tipico esempio, portato dal relatore, è il caso del “Bar Italia”, a Torino, in via Veglia. L’esercizio si trova nelle vicinanze di Polizia e Carabinieri ed “era un posto dove la mafia offriva un caffè, ma nascondeva affari e violenza” (don Ciotti). Gli agenti, dunque, si sentivano augurare una buona giornata dagli stessi uomini da loro ricercati, in quanto autori delle relazioni tra politica e criminalità organizzata. Dopo l’amara scoperta, i presunti ‘ndranghetisti sono stati arrestati e il bar è stato riaperto all’insegna della legalità, nel maggio dello scorso anno, e ribattezzato “Bar Italia Libera”.

La mafia, quindi, si presenta spesso sotto mentite spoglie: sta alla coscienza di ognuno saperla smascherare, attenendosi al rispetto della legalità e delle leggi.

Il percorso iniziato continua, dandovi appuntamento sabato 3 maggio dalle ore 11 alle ore 13, presso le Scuole Medie, con un incontro intitolato: “Il graffitismo vandalico”.

Articolo realizzato da F.P.

PROGETTO CAVERNAGO

 

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